Cronaca — 18 agosto 2011

Ecco il mare del Cilento. La Transmarathon che corre nel parco nazionale del Vallo di Diano non è solo montagne ed alla terza tappa il tratto del golfo con la bandiera blu appare in tutta la sua bellezza. Da Santa Maria di Castellabbate ad Agropoli c’è il vero volto di questa rassegna podistica che stenta a mostrare l’allegria di una volta. C’è il mare in partenza e lo stesso scenario all’arrivo, specie dall’alto del vallone S. Francesco, che cinge la lussureggiante punta Tresino con la sua storia e il monumentale scoglio di Trentova di incomparabile bellezza. Al via oltre duecento corridori, in tanti da altre regioni con i loro carichi di bravura, simpatia e turismo.


Per una sfortunata coincidenza abbiamo trovato due funerali nella cittadina che ha visto concludersi la prima tappa. Cicerale era a lutto ed il giro ha cambiato rotta. Non più l’arrivo in discesa fino alla piazzetta della piccola patria dei ceci, bensì l’asperità del campo sportivo. Ed arrivo a denti stretti tra pochi amici, invece della solita scioltezza dell’ultimo chilometro e mezzo tra gli applausi degli abitanti e le risate del primo appuntamento podistico andato in porto.


Ma la corsa a tappe è fatta di imprevisti ed i corridori lo sanno. Come lo sportivo che sulla lunga e continua salita verso monte Cicerale s’è fermato per soccorrere una lucertola dalle forme strane e scambiata per una piccola iguana. Quaranta secondi in meno in classifica non sono valsi forse a salvare la vita della lacertide appena calpestata involontariamente da un podista che precedeva. Avrà vissuto gli ultimi atti della sua esistenza, adagiata delicatamente sul ciglio di un tornante.


La partenza da Cicerale è stato un piccolo festival per i bus in manovra, che non riuscivano a raddrizzare la poppa per la via del ritorno, prigionieri dei funerali che tardavano a lasciare l’unica via di fuga dal paese. E con essi gli affaticati protagonisti dell’esordio.


La scena del rientro a tarda sera s’è ripetuta per la trasferta del giorno dopo nel cuore del Cilento, fin su a Piaggine e poi a Laurito, per le due ore di viaggio dal quartier generale di Agropoli. Un sacrificio restare tanto tempo seduti, ma trascorso ormai con rassegnazione Una tappa con ingredienti da maratoneti, per le salite ai limiti della percorribilità, gli sterrati, le discese e lo strappo finale verso il castello dell’antico capoluogo del mandamento di vallo di Diano. La frazione più lunga del giro, con i suoi 14 e passa chilometri.


Laurito è uno di quei comuni inserito nella lista da cancellare, ma che può tanto insegnare per la sua storia. Riuscirà per poche decine di abitanti a salvare la sua pelle? Di certo la vicina Valle dell’Angelo, dove fino a qualche edizione fa partiva la tappa più lunga, non ci sarà più. Con i suoi 314 residenti è il fanalino di coda della Campania e presto diventerà una frazione forse proprio di Piaggine, che ieri ha applaudito con il sindaco tutta la carovana dei podisti.


La Transmarathon si vive anche ai margini delle prestazioni sportive e molti lo sanno. Più di tutti l’organizzatore, che riesce perfino a scusarsi se all’ultimo chilometro del tappone ti passa una bottiglietta d’acqua che non è fredda di frigorifero, come sua abitudine, per aiutare gli sforzi verso il traguardo.


Dopo l’arrivo nella capitale simbolica del Cilento, le ventiquattr’ore di riposo capitano a fagiolo per tirare un po’ il respiro. Ad Agropoli in molti faranno i conteggi dei secondi da rosicchiare nelle altre due tappe ai diretti avversari. Ma non calate la guardia, amici, che già sabato ci aspetta la Madonna di Pietrasanta, dall’alto di San Giovanni a Piro. Il santuario che fa da baluardo al mare di Scario a  500 e passa metri d’altitudine. E sarà un’altra bella fatica, ricompensata dal paesaggio e dall’ospitalità dei sangiovannesi, che ripeteranno di sicuro la cordiale accoglienza dello scorso anno.

Autore: Giovanni Mauriello

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