
Presentata la Napoli City Half Marathon, evento da 9000 persone
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Dieta per le ossa
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Master: l’onda tricolore ad Ancona
febbraio 20, 2019 - (0) commentsIn arrivo un weekend di grande partecipazione ad Ancona, per i Campionati italiani master indoor. Nella 36esima edizione dell’evento dedicato agli “over 35”, da venerdì 22 a domenica 24 febbraio, sono annunciati 3013 atleti-gara e 1382 iscritti. Numeri in crescita, […]

Acea Maratona Int. di Roma a quota 8000
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Spartathlon
Contrariamente alle regole, cominciamo parlando subito del settimo arrivato: Ivan Cudin, da oggi detto Ivan il Grande. Perchè tanta enfasi? Perchè nessun italiano prima di lui era riuscito ad arrivare settimo e fare il suo tempo. Perchè era un esordiente in questa massacrante avventura. Perchè si è confrontato con i migliori del mondo e ha fatto una gran bella figura!
Ivan è partito prudente, come molti dei favoriti. Inizialmente li ha lasciati andare, correndo insieme alla gapponese Inagaki (che è arrivata quattordicesima assoluta!), poi ha cominciato a rimontare, prima fino al nono posto, poi installandosi saldamente al settimo, da dove non lo ha scalzato più nessuno. Con lui molto bene hanno fatto altri italiani: Antonio Tallarita, un altro forte ventiquattrista (ignorato dalla nostra nazionale) e poi il triathleta Paolo Rovera, un talento autentico che qui scopriamo per la prima volta. Bene anche Barichello, Migneco (che non è danese ma di Roma) e Papi, che hanno superato indenni l’ultimo cancello.
Ha vinto il grande giapponese Ryoichi Sekiya, miglior ventiquattrista al mondo dopo il ritiro di Yiannis Kouros. Sekiya è il prodotto migliore di una scuola molto seria, basata sugli studi di una delle Università di Tokyo, cooordinati da Aki Inoue. E si vede ad occhio nudo, per il tipo di assistenza cui sono abituati, specie in campo alimentare: notate in particolare grandi scatole di sgombri sottolio. Alle sue spalle è arrivato il danese Lars Christoffersen, di cui avevano già segnalato i progressi, e poi Berge (un altro nordico), Matsushita, Lantink e Thalmann.
Sumie Inagaki è la prima donna, seguita dalla connazionale Matsuda. Tanto Giappone, come si vede, a conferma che il lavoro serio paga, specie quello svolto senza “pozioni magiche” e guru improbabili.
In Francia si è corsa a Millau una 100km classica, svolta su di un percorso nervoso che spesso ha messo in difficoltà anche i corridori migliori. Ha vinto Christophe Morgo in 7:51.18 davanti a Bastien Bravais (8:16.12). Meglio le ragazze, con vittoria per Brigitte Bec (8:24.56) davanti a Anne-Cecile Fontaine (8:44.33). Loro due sono le dominatrici di Bergamo sulle 24 ore e così dimostrano una bella efficienza anche sulla distanza inferiore. 1330 gli arrivati: notevole.
Un’altra gara di grande tradizione è stata la “XXX 100km Pedestres de Santa Cruz de Bezana” in Cantabria, sulla la costa atlantica della Spagna. Quest’anno gli organizzatori hanno pensato bene di risparmiare qualche soldino (la crisi…) e quindi si è corso senza i consueti ospiti dell’est Europeo, ma anche così è stata una gara interessante. Ha vinto il granadino Miguel Angel Jimenez Parejo in 7:06.35, davanti a Jorge Aubeso Martinez (7:29.46) e Jose Luis Rodriguez (7:39.34). Record nazionale per l’andorrano Samuel Arroyo Vallejo (9:20.00). La prima donna è stata Cristina Gonzalez Garcia (9:31.52).
La Copa Argentina si è corsa a San Miguel del Monte, su di un circuito stradale perfetto sotto ogni punto di vista. Per la prima volta all’estero si sono visti in azione anche i granfondisti dell’Ecuador che hanno esordito alla grande conquistando la vittoria con Andres Ruperto Chacon Fierro in 8:35.03. Seguono l’argentino Ricardo Rojas Peredo (8:40.21), l’altro ecuadoregno Luis Arturo Alban (8:45.33) e l’uruguajo Dardo Segurola (8:51.55). Prima donna
Gabriela Cotugno 12:21.45
24 ore
In Francia questa distanza gode di grande popolarità , prova ne sia il grande numero di corse in programma ogni anno, tutte confortate da buoni risultati. Così è stato anche a St.Maixent l’Ecole, una corsa di grande tradizione, vinta quest’anno da Hervè Bec (214.563), davanti a Frederic Bertrand (208.711) e Jean-Claude Poret (206.297). Prima donna Nadine Weiss (202.715).
A Lombez, sempre il Francia (ma quante ne fanno?) altra 24 ore vinta da Jimmy Boubaker con 212.576 davanti a Jean Servel con 206.638 e Florance Guillauma, prima donna, con 135.150
In Italia si è corso invece su pista a S.Giovanni Lupatoto, un’altra classica gratificata (in passato) da grandi risultati, ma quest’anno molto decaduta. Trentaquattro iscritti, età media 51 anni, di cui molti si sono fermati dopo il traguardo delle 12 ore, che assegnava i titoli italiani. Fra la dozzina che ha proseguito il migliore è stato Antonio Mammoli, con 195.519km, mentre Monika Moling è stata la prima donna con 163.126. I grandi risultati saranno per un’altra volta, in una sede più adatta!
Il campionato canadese delle 24 ore si è svolto ad Ottawa, appena pochi giorni dopo i deludenti “campionati” del Commonwealth, ed ha visto la vittoria di una signorina, la forte americana Jamie Donaldson, che ha percorso 214.487km, con i seguenti passaggi: 100km in 9:36.55, 12 ore con 122.800km, 100miles in 16:07.00. Bene anche Theresa McGrath con 184.248. Il primo maschio è stato Andrew Mclean con 202.943
La 24 ore di Brugg, in Svizzera, è stata caratterizzata da un grande risultato tecnico sulle…12 ore. Infatti il russo Vsevolod Khudyakov ha realizzato la notevole misura di 151.557, di gran lunga miglior prestazione mondiale annuale. Questo nuovo russo è nato nel 1989, ed ha quindi solo vent’anni: se non si brucia sarà lui il dominatore delle ultra dei prossimi anni. La 12 Ore doveva essere una gara di contorno, ma è diventata quindi quella principale. Nella 24 ore comunque bene ha fatto lo svizzero Adrian Brennwald (231.865), seguito da Simon Schmid (217.308) e Roland Riedel (217.055). Ruth Jager è stata la prima donna con 154.557
City to City 50kmIl Sud Africa è la Nazione al mondo dove le ultramaratone sono gli avvenimenti podistici più importanti. Dopo le Comrades e la Two Oceans, la manifestazione più conosciuta è questa City to City, sulla distanza preferita dai corridori locali: i 50km, da Pretoria a Johannesburg.
Ferma per due anni per mancanza di sponsor, la gara è ritornata di prepotenza nel calendario, su di un nuovo percorso accuratamente misurato e molto più impegnativo del precedente. Quest’anno ha vinto Teboho Sello, del Lesotho, in 2:58.05, seguito da Collen Nkaza (2:58.13) ed il trio David Gamede-Peter Muthubi-Mabule Raphotle giunti allo sprint separati da un solo secondo (3:00.56/57/58). Marorallo Tjoka è la prima donna in 3:31.04 davanti a Riana van Niekerk (3:37.23) e Samukeliso Moyo (3:40.16). La Van Niekerk è la migliore qualificata del Trofeo IAU 50K, ma difficilmente sarà presente alla finale.
London to BrightonQuesta corsa si svolge fin dal lontano 1951 sulla distanza di circa 90km, e nacque per avere una gara inglese che facesse da contraltare alla sud-africana Comrades. Si tratta quindi della più antica UM d’Europa, a pari merito con la francese St.Etienne-Lyon di 65km. Ma la London-Brighton ha avuto un destino esattamente inverso a quello della consorella africana e si è andata spengendo via via negli anni fino ad esaurirsi nel 2005. Poi un gruppo di entusiasti ha pensato bene di riattivare la tradizione, cambiando però tipologia: non più una corsa su strada, ma una gara trail attraverso la splendida campagna inglese. Hanno avuto successo, pur non avvicinando neppure i grandi numeri africani. Quest’anno si è dunque corsa la seconda edizione della nuova serie, vinta da James Tomlinson in 8:42.40 davanti a Dan Lawson e Mark Wyldbrooke. La prima donna è arrivata sesta assoluta, e risponde al nome di Nìcola Brenchley.
Autore: Franco Anichini
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