Maratone e altro slide — 06 ottobre 2012

Dopo il disastro dell’atletica alle Olimpiadi londinesi, che ha fatto seguito a numerosi precedenti disastri, in molti hanno evidenziato come l’atletica italiana soffra di un distacco profondo dalla nostra Scuola, a sua volta istituzione disastrata quant’altre mai.
Si tratta di considerazioni giuste, per quanto ormai risapute, ma regolarmente, passando alla parte propositiva, vengono partoriti progetti articolati, intelligenti, comprensivi di tutto ma… inapplicabili proprio a causa della loro complessità.
Che l’atletica sia sport complesso non v’è dubbio, ma che la risposta debba essere a sua volta altrettanto complessa è cosa che mi permetto, sommessamente, di mettere in discussione.
Vuoi vedere che la soluzione risiede in proposte semplici?
La mente torna agli anni della mia gioventù e ad un’esperienza fatta in una scuola superiore fiorentina, che produsse risultati di eccellenza in assoluta povertà di mezzi.
La scuola in questione era un Istituto Tecnico. L’area interessata alla nostra sperimentazione (non ero certo l’unico insegnante!) era principalmente quella del biennio, i cui alunni, per età, appartengono in atletica alla categoria allievi.
Gli impianti a disposizione erano pochi e scadenti:
– due palestrine di misure ridotte, ma molto attrezzate con piccoli attrezzi e pesistica minuta. Dietro mio suggerimento venne realizzata una buca per il salto con l’asta, normalmente coperta con un “coperchio” di legno che permetteva il normale sviluppo delle lezioni.
All’esterno esistevano due campetti di pallavolo, di misure ridotte non regolamentari, un rettilineo su cui era possibile correre fino a 60 metri, ed una buca per il salto in lungo/triplo.
Tutti gli alunni, dico TUTTI, venivano preparati per sostenere a fine anno un test in quattro prove: 60 metri, alto, lungo e peso: classico!
Ma, ecco la novità, le classi del biennio ricevevano altri due obbiettivi apparentemente molto difficili: i 60 metri con ostacoli e il salto con l’asta!
Obbiettivi troppo ambiziosi? No, perchè il target era commisurato alle capacità MEDIE di ragazzi normali di 15/16 anni e perchè si adottava un metodo di insegnamento delle due specialità più “tecniche” dell’atletica che avvicinava gradualmente tutti i ragazzi all’obbiettivo da raggiungere.
Tale obbiettivo era, in realtà, qualcosa che valutava più il lavoro dell’insegnante che quello delle classi.
Ma cosa si doveva ottenere?
Molto semplice: 60 ostacoli con 5 ostacoli da 0,76 con tre opzioni di misura degli intervalli, di cui due inferiori a quella regolamentare. TUTTI dovevano arrivare a percorrere la prova con tre passi fra gli ostacoli.
Aata: saltare 2,00 portando l’asta da soli, cioè l’esercizio completo. La modesta attrezzatura non consentiva peraltro di spingersi su misure superiori.
Questo doveva essere fatto, teoricamente, da tutti gli allievi del biennio, ma in realtà ci si accontententava di raggiungere una buona percentuale di successi: 70-80%
Questo semplice metodo di lavoro permise al nostro Istututo Tecnico di dominare per 10 anni le competizioni scolastiche cittadine, alle quali partecipavano migliaia di studenti, in tutte le specialità.
Ma se usciva fuori qualche giovane talento, che fine faceva?
Semplice: esisteva un accordo frala Scuolaed una Società Sportiva fiorentina (ASSI Giglio Rosso), in base al quale i talenti migliori venivano invitati a frequentare il campo di atletica due-tre volte la settimana.
Il fatto che alcuni insegnanti, come il sottoscritto, fossero al tempo stesso allenatori dell’ASSI Giglio Rosso, era una facilitazione in più ma non era indispensabile al progetto. Infatti molti altri insegnanti non erano allenatori, ma questo non diminuiva affatto l’efficacia del loro lavoro.
Risultato: il nostro Istituto Tecnico risultò per anni fra le migliori dieci Scuole d’Italia, e la squadra allievi dell’ASSI Giglio Rosso si aggiudicò più volte il titolo nazionale a squadre di categoria. Inoltre numerosi atleti di buon livello furono donati all’atletica italiana. Fra tutti piace ricordare un saltatore con l’asta di nome Gianni Stecchi, primatista italiano, olimpionico, nonchè padre del talentino Claudio Stecchi.

E numerosi altri…
SI PUO’ FARE!!!

Autore: Franco Anichini

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