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Da diciannove anni più di diecimila atleti hanno provato il sentimento e la fede, che sembrano correre da Napoli a Pompei. Maratona di preghiera e di sport, anche con meno chilometri. Un lungo rosario d’asfalto, fatto più di cubetti di porfido e lastroni di basalto vesuviano, che di catrame liscio. Fatica, fiato e storia di credi. 28 chilometri senza distrarti. Una falcata, che ripeti migliaia di volte, da piazza Plebiscito al Santuario Mariano.
Si corre lungo la storia tracciata da Bartolo Longo, il beato pugliese, che studiò a Napoli, ma che tanto ha poi dato a Pompei; attraverso le nobili visioni delle ville che hanno caratterizzato l’epoca borbonica del cosiddetto Miglio d’Oro e che seguirono la realizzazione della reggia di Portici, oggi facoltà di Agraria (splendido l’attraversamento tra le facciate centrali). Sul rettilineo aureo, misurato nell’800 secondo una tabella allora in vigore nel regno di Napoli, che lambisce l’ex strada delle Calabrie, si va verso San Giovanni a Teduccio, Barra, San Giorgio a Cremano, fino a Torre del Greco, in un susseguirsi di flash visivi, a destra e a sinistra. Da un marciapiede all’altro hai modo di vederle. Belle e sontuose, abbandonate e cadenti, sono le costruzioni della nobiltà d’epoca, che hanno lasciato una traccia indelebile nell’architettura napoletana.
Si corre tra il frastuono di chi, in moto ed auto, non trova mai pace. Ma poco importa, se non hai da controllare i chilometri ed il timer da polso, oggi, lavora poco; l’importante è lambire i marciapiedi… Si è detto e parlato del primo quadro della Madonna di Pompei, che viaggiò su un carro di letame, l’ultima domenica di novembre (come stavolta) del 1875. Un percorso di fede, la stessa che ha portato in questi 19 anni tantissimi runners lungo il cammino del simulacro dipinto ad olio, con tecnica approssimativa e del valore vicino a zero lire. Una iniziativa voluta, allora, da Bartolo Longo e che si realizzò proprio nei pressi dell’attuale piazza del Plebiscito.
I napoletani conoscono bene la chiesa di Santa Maria del Rosario, ai Quartieri spagnoli, dove c’era il Conservatorio del cosiddetto Rosariello a Portamedina. Un luogo consigliato al futuro beato per cercare il famoso dipinto (poi donatogli da una suora), che i contadini di Pompei attendevano per pregare Maria. Una traccia religiosa nata dall’idea di un prete dei Domenicani, che in seguito riuscì nell’intento di aggregare al Terzo Ordine anche lui, Bartolo. Dietro la nascita di una gara podistica, ci sono i racconti che la storia tramanda e che arricchisce di significatila Napoli-Pompei. Esela Corsaperla Paces’avvia dal Plebiscito, quell’immagine mariana cominciò il suo cammino da via Salvator Rosa, altra via prestigiosa del capoluogo. A distanza di tanti anni lo sport e la storia hanno conservato lo stesso traguardo e l’identica intenzione, quelli di raggiungere la cittadina mariana e la preghiera perla Verginedel Rosario, conosciuta in tutto il mondo.
Ottocento atleti, in gran parte devoti al culto della Madonna, hanno arricchito l’annuale appuntamento voluto dal Movimento sportivo, dedicato proprio a Bartolo Longo. E’, forse, un record. Il Santuario Pontificio che patrocina la manifestazione ed il Vicario Generale perla Prelaturadi Pompei, che soprintende alle premiazioni, ci sembrano il giusto riconoscimento chela ChiesaMarianarivolge allo sport e all’atletica in particolare. Ed ecco che, quindi, trova un forte significato e la giusta spiegazione il segno della croce, fatto all’arrivo da tanti partecipanti, a pochi passi dal quadro della Madonna del Rosario.
Autore: Giovanni Mauriello
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