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Ieri sera, conversando al telefono con un runner di Roma, ho scoperto che da un po’ di tempo nel mondo dei runners si aggirerebbe – l’uso del condizionale è d’obbligo visto che fino a ieri non ne avevo mai sentito parlare – una nuova figura, il trainer fai da sé.
Esso consisterebbe in un runner di vecchia data il quale, facendo sfoggio della propria esperienza e dei tanti chilometri percorsi in strada e in pista, pur non avendo mai ottenuto risultati di rilievo in campo agonistico o amatoriale; né avendo mai conseguito un titolo di studio, pubblico o privato, che gli consentirebbe di espletare la funzione di allenatore, mette a disposizione il proprio tempo a chi, a livello amatoriale, vorrebbe migliorare le proprie prestazioni podistiche in cambio di un compenso mensile.
Per carità, è giusto che chiunque abbia acquisito esperienza sul “campo” la metta a disposizione degli altri affinché crescano, migliorando le prestazioni. Quello che mi lascia assolutamente perplesso è con quale criterio costoro determinino quale tipo di allenamento è necessario a un individuo senza possedere competenze tecnico/mediche che gli consentano, dopo adeguata anamnesi del soggetto, di stilare un’adeguata tabella di allenamento personalizzata.
La sensazione, confermatami dal mio amico runner, è che questi pseudo trainer traggono le proprie conoscenze leggendo un’infinità di libri e riviste inerenti l’argomento. Non limitandosi a dare suggerimenti tecnici, cosa di per sé già opinabile, ma esondando addirittura nel campo dell’alimentazione e della medicina, dando suggerimento sia di tipo alimentare che terapeutico. Alla stregua di quei ciarlatani che in un passato non tanto remoto – tuttora tanti sono i casi di persone che ricorrono ai maghi per risolvere i propri problemi personali in cambio di cospicue somme di denaro, malgrado la cronaca quotidiana racconti di truffe perpetrate da questi signori nei confronti di persone ingenue e disperate – giravano per le ferie di paese propinando al pubblico ignorante l’elisir di lunga vita al modico prezzo di …
Che io sappia nessuno può spacciarsi come medico pur avendo letto svariate enciclopedie mediche o riviste specializzate. Nella vita ciò che conta sono lo studio e i risultati.
Se a proporsi come trainer fosse un campione o un ex campione, seppure regionale, mi starebbe bene. Ma che a investirsi di un simile ruolo di responsabilità sarebbero persone che, pur avendo ottenuto discreti risultati a livello amatoriale, non possono certamente permettersi di spacciarsi da allenatori, facendosi per giunta pagare.
Al di là di ciò, quello che più mi lascia perplesso in questa vicenda è che ci sarebbero persone disposte a investire i propri risparmi pur di scendere un paio di minuti sotto la propria media.
Oddio, a parità, meglio loro che quelle disposte a spendere i soldi per procurarsi medicinali non convenzionali al fine di doparsi per poi farsi belli con gli altri.
Poiché il risultato che otterrebbero non li metterebbe comunque nella condizione di partecipare a un’olimpiade o altro, nel contempo rischiando la propria salite in quanto questi pseudo trainer, a conti fatti, nulla sanno né di pratica sportiva, né di medicina, né di alimentazione, a che scopo arricchirli?
Non sarebbe meglio se quei soldi venissero spesi per divertirsi con gli amici o con i propri cari anziché pagare chi non ha alcun diritto a percepirli seppure sia disponibile a farci fare qualche ripetuta o qualche medio in più?
Siamo seri!
Vincenzo Giarritiello
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