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Se ne saranno scritte tanto sulla maratona ed in particolare quella di Nyc.
Quest’anno ho avuto la possibilità di partecipare alla maratona di NYC attraverso la vittoriaa del concorso indetto da Diadora e in 20 atlete, siamo partite alla conquista della grande mela.
Sono circa 4 mesi che ho iniziato a prepararla, la mia prima maratona, sapevo che questa fosse la regina, la più dura la più desiderata, ma solo partecipandovi, percorrendola mi sono resa davvero conto, del perché. Innanzitutto la maratona : ha inizio dal ponte di Verrazzano e attraversa tutti e 5 i quartieri. Staten Island, Brooklyn, Queens, Bronx e infine con Manhattan , culminando il finish direttamente nel Central Park.
Il primo livello di difficoltà consiste nella levataccia: alle ore 04.00 a.m per recarsi al ponte di Verrazzano,in quel giorno, circolano solo bus e c’è un traffico enorme di runner che si dirigono tutti chiaramente nella stessa direzione. Una volta lì si va vestiti di cose che ti terranno caldo, ma che mollerai per beneficenza alla partenza.
Gli start sono più di uno, i top runner, e poi di volta in volta gli atleti da due ore, tre e quattro e infine 5 h…e tutte le partenze le vivi con inno e sparo…al mio start in 20.000 siamo partiti ( totale partecipanti 60.000 ) e già si parte con la prima salita alla fine del ponte comincia ad accoglierti il primo tifo delle persone…caldo sonoro…ma direi , anche abbastanza normale…cominci a capire verso Brooklyn che stai per vivere un emozione speciale lunga 26.2 miglia.
Ogni lato e angolo della strada è coro orchestra, musica, cartelloni e cibo offerto, tovaglioli e una semplice mano.
Sono tanti,e ti incitano, fanno il tifo per tutta la durata della maratona sotto la pioggia incessante di quest’anno, senza mollare un attimo e nessuno…da far impallidire le feste Brasiliane! Arriva il quartiere di Queens e cambia genere sembra di essere nei tempi dei Jefferson, o di saranno famosi cantano gospel, oppure chitarre oppure stereo fino ad immergerti nel silenzio del quartiere degli ebrei ortodossi, c è silenzio perché la cultura festosa non fa parte della loro tradizione, ma alla fine lo vedi che anche loro nella rigorosita’ ti guardano. Sei ad Harlem sei in tutti i colori americani, arrivi nel Bronx e lo vedi cambiare in ogni quartiere e ti sorreggono davvero con scritte particolari dal semplice “power ” a ” you are hero” oppure al ” Finish is your only fucking option” …ed è vero .
Il percorso è durissimo: dislivelli e al 25 km trovi il bellissimo Queensboro Bridge che ti piega letteralmente in due…ma credetemi fatto quello ho avuta nella testa la visione di una maratona completata al di là del tempo, che dicono in America,poco importante, é la medaglia al collo quello che veramente conta….Arrivati a Manhattan si è travolti per i restanti 15 km da un tifo pazzesco che ti accompagna incessante fino alla fine…una fine ancora fatta di salita fino all’ ingresso di Central Park….e solo lì realizzi che la medaglia più ambita sta per essere al tuo collo…
Il 5.11.2017 sono diventata Maratoneta.
Un anno fa ho cominciato a partecipare a gare e ho pensato che un impresa come una Maratona e soprattutto unita all’esperienza di Nyc fosse il sogno più grande da realizzare.
Non è stato semplice organizzare allenamenti, ma con determinazione anche quelli…
Credo di aver vissuto una bella esperienza soprattutto correre 42.195 km indipendentemente da Nyc…una maratona ti cambia dentro, basta poco per farla saltare e soprattutto non puoi assolutamente improvvisare.
L’ arrivo, la medaglia e il poncho caldo sono le prime coccole che ricevi e mentre cammini, chiunque si ferma a congratularsi.
Il giorno dopo medaglia al collo tutti si complimentano, segno che, per i Newyorkesi non é scontato. Si gira camminando ovviamente male e stanchi..ma tutti ti guardano con ammirazione.
Se sei sotto le 5 h hai anche la speciale menzione nel “New York Times “… da Nike puoi firmare un muro dei tempi, e in un negozio c’è l incisione gratuita della medaglia ( nome e tempo )
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