Cronaca — 26 ottobre 2009

“I got a feeling, that tonight’s gonna be a good night…” 


Sono questi i versi con cui si è acceso l’iPod questa mattina; ascolto mentre scendo le scale dell’hotel. Fuori sta impetuosamente iniziando questa domenica e nel modo più affascinante possibile. Ancora non c’è il sole, ma le poche nubi sono di un rosso fuoco che sembrano una spremuta di arance siciliane… Un salvaschermo del computer per intenderci.


Quasi un migliaio di concorrenti, per essere la prima volta non c’è male. Stamani ritrovo Ernesto (con me a Roma) e Roberto (alla prima esperienza). Da “importanza” sentirsi riconosciuti con i palloncini verdi prima della partenza…il nostro momento di vanità (e poi si dice delle donne… – se lo pensavo mettevo la crema! Sigh!).


Primi km in città che tra l’altro è bellissima, ordinata, curata, piena di bella gente e di infinite tentazioni per il palato. Il percorso piatto consente di tenere un bel gruppo per molti Km, superando i paesini della Marlia e della zona di Capannori. Non molta gente sulla strada, ma tutta incessantemente “convinta” ad incitare i concorrenti. Poi bottiglie da prendere, bicchieri da portare, spugne da agguantare a tutte mani… il lavoro estenuante di sempre.


Qualcuno ha detto che la vecchiaia è un posto dove vivi di ricordi, per questo dobbiamo vivere creandocene di belli. Questo può diventarlo. Bisogna esserci portati, devi sapere cosa vuol dire correre una maratona, ma sopratutto devi essere altruista, pensare agli altri prima che a te stesso. E se lo sei anche nella vita di tutti i giorni è anche meglio, ti viene naturale; solo che qui la cosa paga, e lo fa dopo tre ore!


Tutto tranquillo fino ai 30km (se non per i soliti “fissati” con i Garmin che ad ogni Km devono dirti se andiamo più veloci o meno…), dove come sempre il gruppo ha iniziato a sfilacciarsi. Ho lasciato che mi sfilasse nel tentativo di recuperare qualcuno. Ho visto Franco mollare e sono stato con lui per una quindicina di minuti, gli ho passato il gel che avevo ed ho cercato di fargli passare la crisi. Siamo anche rientrati su un altro concorrente. A volte non devi fare niente, devi solo esserci, con uno sguardo, un’occhiata in silenzio. Con solo il suono dell’asfalto.


Poi ho scalato su altri che via via si staccavano, fino a Lammari. Erano ormai gli ultimi Km. Eravamo in vantaggio di 8-10″ sulla proiezione finale (alla faccia dei Garmin!). Per rientrare su Ernesto e Roberto faccio un allungo di 2Km, mi dicono che gli sono mancato, sopratutto per il silenzio che regnava in gruppo…


L’unica e prima difficoltà entrando a Lucca: un sottopasso. Lo faccio con un atleta in canotta rossa, facendogli prendere la scia nel tratto in salita e dandogli via libera una volta finita la difficoltà: arriverà prima delle tre ore. Si entra dalle mura nella città vecchia, iniziano curve a secco, traiettorie, transenne e finalmente un po’ di gente.


Arriviamo tenendoci per mano, felici per chi ce l’ha fatta anche grazie al nostro aiuto. 

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Peluso

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