Maratone e altro — 09 giugno 2010

Stockholm

La maratona di Stoccolma rappresenta un traguardo irrinunciabile per i fondisti scandinavi, ma non solo. Infatti nutriti gruppi di maratoneti accorrono della capitale svedese anche dal continente europeo e da quello americano, con particolare predilezione mostrata dagli atleti dell’Est. In questo contesto non desta dunque meraviglia che alla fine la maratona di Stoccolma possa rivaleggiare con quella di Roma per numero di arrivati, che quest’anno sono stati 14.714, tremila in più rispetto alla maggiore maratona italiana. A questa marea di corridori bisogna aggiungere l’accoglienza sinceramente festosa di cui i popoli nordici sono capaci. D’altra parte la maratona è l’occasione per una festa ininterrotta che dura per tre giorni in ogni angolo della città, con una serie infinita di iniziative, molte delle quali sorgono in maniera del tutto spontanea e indipendente rispetto all’organizzazione vera e propria.
Sul piano agonistico, gli imminenti Campionati Europei hanno distolto tutti i (pochi) europei di valore, consegnando ancora di più la manifestazione agli africani, presenti in forze, come sempre. Così riferiamo della comoda vittoria di Joseph Lagat in 2:12.48 con tre minuti e mezzo di vantaggio sul secondo, il sud africano Johannes Kekana freso reduce dalla Comrades, che ha chiuso in 2:16.09 ed ha preceduto a sua volta Jonah Kemboi (2:16.47) ed altri africani.
Rivincita casalinga in campo femminile con la ex-kenyana Isabellah Andersson in 2:31.35, che non ha dovuto certo faticare per battere Aberash Tesfaye (2:37.20), Seada Kedir (2:37.28) e la prima russa, Irina Mashkhantseva (2:43.43)

Ottawa

Buonissima maratona nella capitale canadese, che da piccola città amministrativa si sta trasformando in un centro propulsore di molte attività. Oltre quattromila arrivati, che sono molti in un Paese di grande estensione ma di poca popolazione come questo.
Ha vinto a sorpresa il giapponese Arata Fujiwara in 2:09.34, giunto fin qui per battere tutti gli africani. D’altra parte il Giappone è l’unica Nazione insieme agli Stai Uniti che tenta di tener testa allo strapotere degli uomini degli altipiani, sia per qualità che per quantità di atleti di valore.
Alle sue spalle si sono messi in fila Laban Moiben (2:09.44), Bazu Worku (2:09.54), Hillary Kimaiyo (2:10.21) e Wegayehu Girma Tefera (2:11.28), favorito della vigilia.
In campo femminile, nessuna ha saputo opporsi all’etiope Merima Mohamed, che ha vinto in 2:28.19, seguita da lontano da Radiya Adilo (2:35.05), dalla marocchina Samira Raif (2:36.47), da Alemitu Abera (2:27.40) e da Galina Aleksandrova (2:37.56)

Christchurch

La Nuova Zelanda non è solo terra di rugbisti e di velisti, ma si fa rispettare anche nella corsa, ad onta della popolazione ancora ridottissima. Prova ne sia, per chi ha buona memoria, che si deve proprio al neo-zelandese Arthur Lidyard l’impostazione moderna dell’allenamento, che sfrutta ciascuna pratica allenante in diversi periodo dell’anno per comporre quel delicatissimo puzzle che produce gli atleti di elevata qualità. Christchurch, maggiore città dell’isola del Nord, organizza ogni anno una buona maratona, che raccoglie adesioni anche dall’Australia e dalle vicine isole del Pacifico meridionale. Con pioggia, vento e temperatura di 11 gradi, il giovane neo-zelandese Matt Smith si è imposto molto nettamente nel buon tempo di 2:18.14 mentre la prima donna è stata la greca, ora australiana, Magda Karimali Poulos in 2:46.32

San Diego Rock’n’Roll

La californiana San Diego, nonostante la stagione ormai avanzata, ospita una delle maratone fra le più sentite d’America, dedicata alla musica rock, che impera lungo tutto il percorso.
Nella gara maschile la solita marea nera, attirata dai sontuosi premi della gara, ha dominato, ma non del tutto. Ha vinto il 29enne Richard Limo in un buon 2.09.58 con un vantaggio di 17 secondi sul connazionale William Chebor. Ma al terzo posto notiamo ancora una volta la presenza di un ragazzo americano, Nicholas Arciniaga, 26 anni originario dell’Arizona, che ha ottenuto il miglior piazzamento Usa da quando esiste questa gara, arrivando terzo in 2:11.48
Vittoria russa, anche qui secondo copione, in campo femminile, con la solida Yulia Gromova, che ha fatto segnare un pregevole 2:27.42. L’hanno seguita, piuttosto da lontano, l’etiope Shuru Dirba (2:29.12), Serkalem Abrah (2:32.09) e Tiki Gelana (2:32.21). Alla fine si sono contati circa undicimila arrivati, frastornati forse più dalla musica che dalla fatica.

Rapa Nui

In tema di maratone esotiche, non possiamo esimerci dal relazionare sulla maratona di Rapa Nui, l’isoletta che noi conosciamo come Isola di Pasqua. Non esiste luogo più solitario al mondo. Il vulcano emerge dall’Oceano Pacifico a migliaia di chilometri di distanza da qualunque cosa, ed intorno al cratere si è abbarbicato un fazzoletto di terra, su cui hanno vissuto fino a pochi decenni orsono poche migliaia di isolani, ossessionati dall’esigenza di erigere statue, con i capelli rossi, che guardassero costantemente l’oceano: i Moai.
Amministrativamente l’isola appartiene al Cile, ma in realtà appartiene all’Oceano ed all’immensità del nulla. Un’organizzazione cilena, chiamata Olimpo, trasporta qui ogni anno un centinaio di turisti-corridori che danno vita ad una maratona ed altre corse di contorno.
L’isola è senza dubbio affascinante nel suo mistero, e quindi i partecipanti non mancano, al punto che occorre prenotarsi con largo anticipo.
Quest’anno la gara vera e propria è stata vinta da due coniugi americani: Steven Dodson (3:05.08) e Loretta Dodson (3:57.04)


 

Autore: Franco Anichini

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