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ROMA – Che la mens sana albergasse in un corpore sano si sa dall’antichità ; oggi la ricerca arriva a sostenere che fare jogging rafforza la memoria anche più dell’esercizio puramente mentale. Scienziati autorevoli come quelli dell’Albert Einstein College of Medicine di New York hanno più volte ribadito che per mantenere la mente attiva bastano un paio di cruciverba a settimana. A sfidare la loro tesi ora sono i colleghi di quattro università americane, secondo i quali per tenere in forma il cervello, più che le parole crociate, è necessaria una corsetta. Niente di sfiancante, bastano 40 minuti di camminata (meglio se a passo veloce) al giorno.
A sostenere la tesi sono i ricercatori della University of Pittsburgh, della University of Illinois, della Rice University e della Ohio State University, secondo i quali questo tipo di allenamento rallenta il calo mnemonico fisiologico legato all’età ed aumenta il volume dell’ippocampo, area del sistema nervoso deputata al mantenimento dei ricordi.
La ricerca, pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), è opera dell’equipe del professor Arthur Kramer, che ha monitorato per un anno un gruppo di 120 persone di età media pari a 66 anni. A metà del gruppo gli studiosi hanno proposto un regime di attività fisica che consisteva in una camminata di 40 minuti da fare per tre volte a settimana; al gruppo di controllo hanno chiesto semplicemente di fare esercizi di stretching. Osservando
il loro cervello con la risonanza magnetica funzionale all’inizio e alla fine dell’esperimento, è emerso che, con l’esercizio aerobico, in un anno, il volume del centro della memoria, l’ippocampo, aumenta mediamente del 2% e che a ciò corrisponde un miglioramento della funzione mnemonica misurata con test specifici. Tale effetto era particolarmente evidente nell’ippocampo anteriore, dove risiedono le cellule staminali responsabili della neurogenesi adulta.
“Una scoperta importante soprattutto per i malati di Alzheimer o per chi soffre di demenza – spiega il professor Enrico Cherubini, coordinatore del settore di neurobiologia della Sissa (Scuola internazionale superiore di studi avanzati) – ; l’esercizio fisico stimola infatti i fattori di crescita, indispensabili per lo sviluppo neuronale. Il fatto che il fenomeno sia prevalente nell’ippocampo anteriore, tra l’altro, dimostra che esiste una neurogenesi adulta ad opera delle cellule staminali presenti in quella parte del cervello”. Il neuroscienziato spiega che le prime dimostrazioni del rapporto tra attività motoria e sviluppo neuronale la ricerca le ha avute studiando i roditori in gabbia: “Quelli tenuti in un ambiente arricchito, con ruote e scivoli per giocare – precisa – sviluppano attività mnemoniche maggiori, che a loro volta provocano un aumento funzionale delle connessioni sinaptiche nel cervello”.
La corrispondenza tra dimensioni dell’ippocampo e miglioramento della memoria è stata del resto dimostrata più volte: gli ultimi a fare uno studio ad hoc, pubblicato su Hippocampus, sono stati i ricercatori delle università americane dell’Illinois e Pittsburgh, che hanno scoperto che gli adulti fisicamente più sani tendono ad avere l’ippocampo anteriore più sviluppato di circa il 40% rispetto ai loro coetanei meno in forma.
Un altro studio del Max Planck Institute di Friburgo, in Germania, pubblicato su Cell Stem Cell, ha anche dimostrato che l’attività fisica protegge la memoria perché migliora l’efficienza vascolare, favorendo l’elasticità e l’apertura delle arterie e quindi la buona circolazione del sangue. I ricercatori tedeschi hanno anche sottolineato che esiste un effetto protettivo neurochimico, dato che l’esercizio libera dei neurotrasmettitori cerebrali che agiscono su attenzione e tono dell’umore, migliorando il funzionamento dei circuiti nervosi cerebrali. I pigri insomma non hanno più scuse: meno cruciverba e più movimento.
fonte http://www.repubblica.it/
Autore: Sara Ficocelli
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