Cronaca — 14 ottobre 2010

Ritrovo Marco (il mio gemello) all’ingresso della nostra gabbia. E’ ancora vuota, mancano 20 minuti alla partenza. Restiamo fuori e proviamo a muoverci un po’, ma gli spazi ristretti non lo consentono. Decidiamo di entrare ma anche qui rimane solo la possibilità di qualche skip o di un po’ di stretching. Inattività forzata e … inattesa tranquillità. Sono concentrato e rilassato.


Davanti a noi c’è la gabbia dei top runner, dei Senior e dei Master 35. Mi sarebbe piaciuto star lì con loro, ma cosa importa? I miei rivali, oggi, sono qui, i mie coetanei, gli altri M40 che con me si giocano il titolo italiano di categoria. In effetti non ho mai creduto molto alle categorie, se non altro finché si può essere competitivi a livello assoluto. Adesso, sarà colpa degli infortuni sempre più in agguato o della fatica che fatica a dimenticarsi di andar via dopo una gara o un bel allenamento, mi ritrovo schierato, pronto a dar battaglia ai vecchietti come me!


Marco invece non sta bene. Oggi è presente solo perchè ci sono io. Ad Agropoli ha corso bene in passato, ma “oggi 21 km sono come una maratona!”. Peccato, mi sarebbe piaciuto correre con lui e, perché no, sognare di ritrovarsi a fine gara entrambi sul podio!


Tra lo speaker che entrando in mezzo alle gabbie ci chiede una battuta e i commenti degli amici di Marco allibiti per la nostra somiglianza, ci ritroviamo pronti a partire.


Non conosco molti quarantenni italiani in attività molto più forti di me. Considerato che Migidio Bourifa e Valerio Brignone sono assenti, Marco è a mezzo servizio, con tutti gli altri potrei giocarmela. Speravo ci fosse (e lo temevo!) soprattutto il laziale Alessandro di Priamo per cercare di vendicare New York 1998, ma anche lui non c’è. Non c’è Marcello Capotosti e neanche Marco Baldini che nella Mezza dei Campionati Italiani Assoluti di Polpenazze del Garda ho battuto di pochi secondi. Tanti altri potrebbero essere i quarantenni competitivi che non conosco, e il mio gemello mi presenta Antonello Barretta, campano, schierato qui con noi, vive proprio ad Agropoli. Marco lo accredita di un tempo di 1h09′ quest’anno. Dopo il lungo infortunio (pubalgia) io inseguo da gennaio l’obiettivo di scendere entro l’anno sotto 1h10′ e oggi ho l’ultima possibilità per realizzarlo. Ci sono andato molto vicino per due volte a settembre (1h10’08” e 1h10’18”), ma è mancata la compagnia veramente stimolante degli avversari per mantenere un ritmo più sostenuto.


Un minuto di silenzio (poco silenzioso direi) per le ultime vittime italiane in Afghanistan e finalmente partiamo.


La partenza affollata mi fa perdere di vista Antonello Barretta. Mi sono preoccupato più di fare lo slalom tra chi mi è partito davanti ed è più lento, che di tenere d’occhio l’avversario più temibile. Mi sono fatto distrarre dalla marea umana (siamo in 2500 circa) e ho anche dimenticato di cercare il ritmo gara. Devo rimontare, so che è davanti, vorrei stare con lui e gli eventuali avversari di categoria almeno finché ce la faccio, oggi non voglio risparmiarmi. Individuo la sua canottiera con la chiara indicazione M40 sul dorso (ottima idea!). Avrà una trentina di metri di vantaggio, è in fondo ad un gruppetto. Cerco di ricucire lo strappo, guadagno qualcosa, e per qualche istante mi affianco a Marco che come me sta facendo lo slalom per superare i tanti davanti a noi.


Sto completando la rimonta e … delusione … non stavo tallonando Barretta, è un suo compagno! Antonello è ancora più avanti, è lui che fa il ritmo del gruppetto.


Lo raggiungo che siamo oltre il terzo chilometro e lo affianco. Non voglio nascondermi, voglio che sappia che ci sono anch’io. Qualche centinaio di metri e mi ritrovo a tirare io. E’ il ritmo giusto, non sto esagerando? La rimonta non sembra mi sia costata particolarmente, e mi ritrovo a guardare i cartelli dei chilometri che uno dopo l’altro scorrono via in fretta. L’ho sempre detto io, “Essere veloci ha i suoi vantaggi!”.


Qualche chilometro davanti e Gennaro Bonvino (M35) prima e Barretta poi, si avvicendano in testa al nostro gruppo. Così mi piace! Una compagnia attiva pronta a subentrare se chi tira molla o si distrae.


Stiamo costeggiando le mura di Paestum e i magnifici templi. Non riesco a godere pienamente del loro splendore, ma la magia del luogo mi fa promettere di tornare per la visita che meritano.


“Non c’è Alessandro di Priamo?” Gigino Pastore si affianca in bici ad Antonello Barretta e lo ‘stuzzica’ chiedendogli del rivale di un precedente campionato italiano. E riferendosi a me: “In compenso Marco ha mandato il fratello!”. “Dov’è Marco?”. “E’ dietro, dice che corre piano.” Speravo fosse in scia, invece si è staccato. Si scambiano qualche altra battuta mentre io, impegnato quanto basta, considero un po’ scriteriato chiacchierare a quel ritmo … o forse Barretta ha fiato da vendere?!! La bici si allontana e restiamo nuovamente soli con i nostri pensieri.


Il passaggio al 10° km è buono: 33’11” in media perfetta per finire in 1h10′. Col nipotino Antonino, prima di partire, scherzavamo sulla data di oggi 10-10-10 e sul tempo finale previsto. No, devo finire in meno di 1h10′!


Approfittando della curva intorno ad una angolo della cinta muraria sbircio dietro. Ero convinto che fossimo rimasti in 6 o 7 e invece mi sembra di vedere un gruppo molto più numeroso, almeno una dozzina di persone. Non sono sicuro di ciò che ho visto, ma decido di non darvi importanza, tra poco si apriranno le danze, ne sono sicuro. E poco dopo il 12° km, infatti, Ivano Felaco (SM) dell’Atl. Marano lancia un attacco deciso. Fino ad ora non si era mai affacciato davanti, non lo conosco, non ho idea delle sue potenzialità. La risposta di Barretta, di Bonvino e la mia non si fa attendere e immediatamente ci lanciamo nella sua scia. L’azione dura poco più di un chilometro e mentre io e Bonvino lo affianchiamo e lo superiamo, sento il resto del gruppo, o ciò che ne è rimasto, che si frantuma.


“Davanti sono solo stranieri?”. “Sì, quello lì è Ben Khadir e l’altro forse è Adim”. Felaco chiede informazioni sui due che ci precedono e che adesso sono più vicini. Ben Khadir … Marco lo nomina spesso … chissà se ho il ‘diritto’ di batterlo!


Non ho idea della nostra posizione assoluta. Avendo impiegato oltre tre chilometri a svincolarmi dal gruppone dell’affollata partenza, non ho mai visto la testa della corsa e non so quanti atleti ci precedano.


Anche Felaco sta perdendo contatto, e con lui, se ancora c’erano, gli altri. L’alleanza con Bonvino è istantanea. “Continuiamo così che andiamo via” gli sussurro. Entrambi rasserenati dall’appartenere a categorie diverse, approfittiamo dell’altrui presenza per stimolarci a vicenda. Transitiamo al 15° km e “la gara comincia adesso”, mi dice. No, è cominciata già da un pezzo, dobbiamo ‘solo’ insistere fino alla fine.


I Marocchini sono a tiro, Ben Khadir è preso, non reagisce. Adim ha invece altri 50 o 60 metri ma guadagnamo vistosamente, lo prenderemo.


“La salita!”. Bonvino ha visto che il rettilineo davanti a noi si conclude con una pendenza ‘interessante’, non mi sembra preoccupante. E poi Adim è sempre più vicino … Bonvino si stacca … raggiungo e sorpasso Adim prima della fine della salita.


Manca poco ormai. Un paio di cilometri, come cinque giri in pista. Siamo quasi sul lungomare ma non vedo ancora lo striscione d’arrivo. Quattro giri, è quasi fatta. Il ritmo è elevato, è impossibile che da dietro possano rientrare. Al massimo potrebbe rientrare Bonvino. E’ di un’altra categoria, ma ormai lotto anche per la posizione assoluta. “Quinto e sesto” ci avevano gridato quando con Bonvino dovevamo raggiungere Adim. Quindi adesso sono quarto, non c’è male!


Ecco il 20° km, poco più di due giri di pista, dai!


Angela, Emilia e i bimbi sono qui a fare il tifo. Il pubblico adesso è più numeroso. Come un giro di pista, forza!


“Bravo Marco, sei quarto!”. Qualcuno mi confonde con il mio gemello, ma il tifo è comunque gradito. Ecco lo striscione, gli ultimi cento metri. Lo speaker Marco Cascone scandisce i secondi di gara. Incredibile, scendo sotto 1h09′!


Non volevo aumentare, non ce n’era bisogno. Forse l’ho fatto, o forse mi sono solo irrigidito o scomposto. All’mprovviso si riacutizza il temuto dolore al quadricipite femorale destra che mi preoccupa da due settimane. E’ troppo tardi però per rovinarmi la gara e finisco senza avere il tempo di allarmarmi seriamente. Adesso sono a pezzi, ma sono strafelice. Ho vinto il titolo italiano di categoria e ho corso una gara perfetta. Ho chiuso in 1h08’56” (1h08’52” real time), un tempo che sognavo da due anni, inimmaginabile fino ad un’ora fa.


E come me saranno contenti i tanti che a dispetto dell’età hanno onorato il campionato Master, correndo con la loro passione. Tanti Peter Pan, sempre giovani … almeno dentro!

Autore: Salvatore Calderone

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