Cronaca — 07 settembre 2010

Questa volta inizio dalla fine. Appena tagliato il traguardo vengo indirizzato al posto di ristoro posto sulla destra dell’arrivo. Tre tavoloni stretti con sopra bottigliette d’acqua, bottigliette di integratori, 2 cassette in plastica con banane e pesche. Ho corso 10 chilometri e sul percorso un solo ristoro, poco visibile con comunque gentili amici che porgevano bicchieri (!) d’acqua, e dal bicchiere sappiamo quanto è difficile bene. Dicevo dopo aver finito mi avvicino al bancone e prendo una bottiglia d’acqua, una d’integratore ed una banana. Un addetto al ristoro mi comunica che posso prendere una sola bottiglia: o acqua o integratore. Lo guardo e chiedendo di ripetere perché forse non avevo capito lui mi ripete tutto aggiungendo che se tutti fanno come faccio io non resta materiale per tutti. Senza alterarmi, ho appena finito la gara ed il fegato dal 4° chilometro mi ha fatto soffrire già abbastanza, gli rispondo che è compito dell’organizzatore garantire un ristoro adeguato per tutti. Nel frattempo molti altri atleti giungono al poto di ristoro ed ognuno cerca di recuperare al meglio. Nessuno ‘arraffa’, ma ognuno si serve di quanto gli necessita. La quota gara,

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Peluso

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