Cronaca HOME PAGE — 06 aprile 2012

Autore:  Corrado Crivelli - 

Volevo condividere con voi le impressioni su questa mia nuova esperienza sportiva, nella capitale della Repubblica Ceca. Correre a Praga è stata una scelta unanime degli amici che hanno vissuto con me questa meravigliosa trasferta. Come sempre l’organizzazione è stata curata assieme all’amico Mimmo Vallefuoco, già diversi mesi prima.
Dunque Praga, tra le più belle e romantiche città visitate finora. Nell’austerità spigolosa della sua architettura, tipica dei paesi dell’est europeo, è racchiusa tutta la difficile storia di un popolo. Aprendo lo scrigno di questa vacanza turistica-sportiva, appaiono magicamente le sue stupende vie, forse impresse da una apparente malinconia, ma che alla fine suscitano il forte desiderio di un presto ritorno.
Praga è una città che ha dovuto difendere la sua identità e che ancora oggi, dopo il crollo della cortina di ferro, deve saper programmare il suo futuro, affinché il numero dei visitatori – in cerca delle sue bellezze misteriose e leggendarie – possa sempre più aumentare.
Il centro urbano è diviso in cinque quartieri: la città vecchia e nuova, il quartiere ebraico, Hradeany e piccolo quartiere. I monumenti principali sono il Castello con la cattedrale in stile gotico dedicata a san Vito, circondata dai magnifici cortili, il palazzo Reale, Ponte Carlo, piazza Città Vecchia con la torre dell’Orologio, il quartiere ebraico con le antiche sinagoghe e piazza Venceslao.
Dopo il primo giorno turistico, pensando alla gara, arriviamo fino alla vigilia dell’evento sportivo, che come tradizione si tiene il sabato a mezzogiorno. La sera prima decidiamo per una cena dal menù tipico, forse non adatto ai podisti: il goulash, di provenienza ungherese, ma in voga da queste parti, a base di carne, verdure e patate, un piatto davvero piccante.
Dopo aver superato la nottata con qualche smorfia, per la difficile digestione, ci avviamo in metrò in zona partenza. La mattinata ci riserva un vento forte e gelido, con 7 gradi di temperatura e tasso d’umidità del 61 per cento. Con me, oltre al già citato Mimmo, gran parte degli amici del campetto di Soccavo: Antonio, Marcello, Mario, il mitico Mimmo Palella e mio fratello Paolo. Le nostre consorti hanno condiviso la bella trasferta. Del gruppo fa parte anche mio cugino Lucio, che da buon maratoneta, pur non correndo, ci ha sempre caricato il morale al massimo. Nella lunghissima fila alle nostre spalle i corridori arrivano a undicimila unità, anche se le classifiche ne riporteranno circa 8500.
Abbiamo la fortuna di avere tutti pettorali bassi, il che ci consente di stare nella prima gabbia, a ridosso degli atleti top. Partenza puntuale sul lungo rettilineo, che ci porta verso la zona sud della città. Gran parte del percorso si avvale dello scenario incomparabile della Moldava. Seguo Paolella per circa 10 km. tra una folla che entusiasta incoraggia il passaggio degli atleti. Il calore della gente fa capire l’importanza dell’evento. La corsa è regolare fino al traguardo, dove, a parte un crono non eccellente per me (1h25’), risulterò il nono atleta italiano all’arrivo (prima di me, all’ottavo posto azzurro si piazza Mimmo Paolella con 1h24’).
I primi hanno volato, con tempi stratosferici. Africani di Etiopia e Kenia, i vincitori hanno conseguito 58’47 in campo maschile con Jsegay Atsedu e 1h07’02” in campo femminile con Joyce Chepkrui. Ritiro la medaglia e mi infilo nelle tende-spogliatoio. Il dopo gara è una vacanza relax. A cominciare dal pomeriggio con un salutare bagno nella piscina dell’hotel, tra le vetrate panoramiche al venticinquesimo piano.
Il giorno successivo è in programma il tour cittadino in compagnia di una guida, per conoscere meglio i posti più belli. Bus, metrò, negozi, shopping: non è mancato certo il tempo per apprezzare gli angoli più caratteristici della capitale Ceca. Alla fine il coro unanime degli amici non s’è fatto attendere: “Valeva la pena di venire a Praga.” E non solo per correre.

 

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