
Presentata la Napoli City Half Marathon, evento da 9000 persone
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Dieta per le ossa
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Master: l’onda tricolore ad Ancona
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Acea Maratona Int. di Roma a quota 8000
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Premana e il “suo” Giir di Mont: un’anima, un cuore, una passione. Poche, davvero poche gare riescono a dare tante emozioni, a tratti una dietro l’altra, a tratti tutte insieme. Un’esperienza da vivere, da gustare, da soffrire da gioire, da condividere, da raccontare, da amare a prima vista, da temere. Le Alpi, gli alpeggi, la natura alta e maestosa, l’acqua limpida che gorgoglia, il vento che leggero sibila il freddo di un inverno appena passato quasi ad annunciare il suo presto ritorno, il fiume che scorre mai domo, l’erba che attende il veloce calpestìo dei podisti, le rocce umide, lisce, dure, quasi scolpite da una mano invisibile, il vocìo di chi attende con ansia il passaggio di quanti con un pizzico di incoscienza hanno diciso di affrontare un percorso mai tanto turtuoso, la gioia dei bambini, tanti, festosi, belli da vedere e da ascoltare, le loro grida di incoraggiamento per tutti, lo sciabordare di un’anziana signora che osserva con curiosità il passaggio di centinaia di atleti a duemila metri di quota, il profumo della carne sulla brace che è davvero un invito ad abbandonare la corsa e sedersi a tavola tra le antiche casette, davvero graziose, rimesse a nuovo da quanti non vogliono per nulla abbandonare le loro montagne. E poi che dire delle tante signore lì, sempre pronte in ogni alpeggio ad affrire acqua e quant’altro possa servire per alleviare almeno per un attimo la fatica, a tratti tremenda, di chi si ritrova, dopo cinque o sei ore di gara, ancora a scalare l’ultima salita, l’Alpe Premaniga, sulla cartina la più facile a vedersi, ma la più dura e lunga da scalare, dopo quella dell’Alpe Chiarino e della Bocchetta Larecc. Quest’ultima bella quasi da far paura a vederla dall’uscita della faggeta appena arrivati a Matt Larecc. Quota 2063, Bocchetta Larecc, una bolgia di entusiasmo, urla, applausi, la “fiesta” delle Alpi Orobiche. Una corrida nella corrida, la voce dello speaker che corre veloce tra le valli quasi a coprire quella impetuosa del Varrone, e poi giù, sempre più giù, verso l’Alpe Fraina e l’Alpe Soligo. Una discesa mozzafiato, dolorosamente bella, da spezzare i muscoli. L’atleta, che ignaro la percorre velocemente per la prima volta, mai avrebbe pensato di preferire la salita ad essa. E poi ancora Coste Lares e l’Alpe Piancalada, dai rivoli d’acqua fresca da bere, assaporare, gustare, quasi il premio per chi si accinge a compiere l’ultima fatica, dopo cinque ore e più di corsa, che lo porterà giù all’arrivo, il meritato momento per chi ha davvero faticato. Ed infine, se il comitato d’onore avesse mai pensato ad un premio speciale, esso va assegnato al pubblico, alla folla, alla gente di Premana e non solo che dalla partenza all’arrivo, lungo i 32 chilometri del percorso, ha sempre incitato, sostenuto ed i ncoraggiato gli atleti dai primi agli ultimi. Il Giir di Mont, la corsa che si fa poesia.
Autore: Antonio Vassallo
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