
Grave lutto nella Famiglia “Podistica il Laghetto”
novembre 27, 2020 - (0) commentsPartecipiamo al dolore di Enrico Scarpone (Cofondatore della Podistica il Laghetto) per la scomparsa della sua Carissima Moglie Luisa. Podistidoc.it

Napoli Pompei: appuntamento a Novembre 2021
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La dieta non esiste
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Meravigliosa domenica di fine estate
ottobre 07, 2020 - (0) commentsPiano di Sorrento, 20 settembre 2020, spiaggia di Caterina… sono appena le 7.30 del mattino e già affondo i piedi nella morbida e umida sabbia che divide questo spicchio di spiaggetta dal mare. Piccolo angolo di paradiso immerso nel silenzio […]
Iniziano con un boato i Campionati del Mondo di Londra. La prima giornata, come da copione, si conclude con i 10000 metri che incoronano per la terza volta Mo Farah al termine di una gara gestita da keniani e ugandesi. La volata-killer del britannico non perdona e si impone in 26:49.51, miglior tempo mondiale dell’anno nel tripudio di tutto lo stadio. A fine gara entrano in pista anche i suoi quattro figli con il più piccolo che viene portato orgogliosamente sulle spalle sotto le tribune. Il fulmine Usain Bolt vince, ma non convince, soprattutto se stesso. Il giamaicano si aggiudica la sua batteria dei 100 metri, l’ultima delle sei previste, in 10.07 (vento +0.3). Qualificati alle semifinali tutti i big con il miglior risultato dell’altro giamaicano Julian Forte (9.99). Benissimo lo statunitense Coleman (10.01), bene Gatlin (10.05). Domani sera il verdetto della finalissima per stabilire chi sarà l’uomo più veloce di Londra 2017. Nelle qualificazioni dell’asta l’olimpionica greca Stefanidi è l’unica a superare la misura richiesta di 4,60. Eliminate a sorpresa la statunitense Suhr e la russa Sidorova. Nel disco maschile la miglior misura è dello svedese Stahl con 67,64.
FARAH, UNA VOLATA CHE NON PERDE E NON PERDONA – Un 10000 pensato tatticamente per mettere in difficoltà il britannico, ma che ha avuto l’unico effetto di spazientirlo e incattivirlo agonisticamente. Partenza sparata con primo giro da 61″ e successivi da 65″, con l’ugandese Cheptegei a tirare per i kenyani, poi il teatrino del “tiro io o tiri tu” che ha sortito l’uscita dal guscio di Farah, fino al quarto chilometro in sonnacchioso passeggio. A metà gara i kenyani e gli ugandesi hanno accelerato troncando il listone dei partecipanti in due metà, con 14 atleti, tutti neri e nessun caucasico, a giocarsi gli ultimi chilometri. Il ritmo si alza a cinque giri dalla fine, mille metri da 2:43 a 2:39, con l’etiope Hadis a guidare. A due giri dalla fine Farah sale in cattedra e va in testa per il copione visto altre volte. L’ultimo giro illude Paul Tanui ma è Farah a metter giù il rettilineo killer che lo porta al terzo titolo mondiale dopo quelli di Mosca e Pechino. Il britannico vince in 26:49.51, miglior prestazione mondiale stagionale e secondo tempo di sempre ai campionati del mondo, con l’entusiasmo del pubblico alle stelle, come nella Londra dell’Olimpiade 2012, altra entusiasmante recita dell’invincibile britannico. Argento, il primo del suo paese in un 10000 iridato, all’ugandese Joshua Cheptegei in 26:49.94 (personale). Bronzo, il terzo di fila, a Paul Kipngetich Tanui in 26:50.60. Se il Kenya esce battuto, l’Etiopia è cancellata dalla zona-podio per il secondo mondiale consecutivo. Gara, nel complesso, di altissimi contenuti, con due record nazionali e altri dieci personal best. Su tutti gli orchestrali, però, il direttore è sempre lui, Mo Farah. Ora lo attendono i 5000 per l’ultimo trionfo, prima di cercare gloria fuori pista.
BOLT, LA PARTENZA NON E’ DA FULMINE – La stadio, pieno per una sola finale ma soprattutto per Lui, Usain Bolt, tributa un magnifico applauso, tutti in piedi, al suo ingresso. Fiato sospeso, invece, dopo lo start e una delle accelerazioni meno potenti del giamaicano, addirittura quinto a metà rettilineo. Quattro falcate di inusitata ampiezza lo hanno rimesso in sella e alla fine ha anche rallentato per imporsi in 10.07 (+0.3)
Visibilmente insoddisfatto della sua partenza, ma sollevato per essere stato il vero Bolt per circa venti metri, rimanda i saluti a omani, il giorno della verità in cui non potrà permettersi un’altra partenza così così. L’ottima impressione di giornata l’ha destata il leader mondiale stagionale Christian Coleman: dopo l’accelerazione lo statunitense ha gestito la fase lanciata in completo relax chiudendo in 10.01/-0.1. Bene anche Justin Gatlin, meno frequenze del solito ma falcata più ampia, primo nella sua serie in 10.05/0.9. Non altrettanto brillante il terzo sprinter USA Chris Belcher, passato in semifinale come terzo nella sua serie in 10.13 senza effetti speciali. Giamaicani in controtendenza: se Julian Forte si è espresso molto bene eguagliano il personale col miglior crono di giornata in 9.99/0.0, sugli altrettanto bravi Meité in 10.02 e Prescod, al personale in 10.03, Yohan Blake ha invece superato il turno non senza faticare in 10.13, perdendo dal prodigio 18enne giapponese Abdul Hakim Sani Brown, che si è imposto con autorità nella sua serie eguagliato il personale in 10.05/-0.6. Nel turno preliminare lo slovacco vicecampione d’Europa under 23 Jan Volko (poi eliminato) ha fatto registrare il record nazionale in 10.15/0.9, miglior tempo delle quattro batterie.
LE QUALIFICAZIONI – La misura di qualificazione dell’asta femminile, fissata a 4,60, è stata una formalità per la campionessa olimpica Stefanidi, entrata in gara dove le altre concorrenti si arenavano. L’unico salto, netto e valido, le permette di guardare fiduciosa alla finale. Solo la greca ha superato la misura richiesta. Eliminazioni eccellenti di Jenn Suhr e di Anzhelika Sidorova, entrambe con nessun salto valido. Nel disco uomini centrano la misura richiesta per l’accesso in finale in sei: il leader mondiale stagionale Daniel Stahl (67,64), il lituano Gudzius (67,01) e i vari Malachowski, Harting, Dacres e Finley. Fuori senza appello il quotato belga Milanov, a sette centimetri dall’ultima misura utile per la qualificazione (63,23 del giamaicano Smikle).
ufficio stampa fidal
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