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Una vita tutta di corsa, quella di Franco Arese, ed il titolo del libro che la racconta, “Divieto di sosta” (scritto dai giornalisti Gianni Romeo, Fabio Monti e Franco Fava, edizioni Correre, pp. 342, Euro 18), va interpretato proprio in questo senso. Una cavalcata infinita, quella del piemontese di Centallo, dapprima campione sportivo (oro europeo a Helsinki 1971 nei 1500 metri, protagonista della scena nazionale e continentale per un decennio), poi imprenditore di successo (inventore e presidente di Asics, oggi patron di Kharu), ed infine anche politico dello sport, per essere stato presidente della FIDAL per due mandati, dal tardo 2004 all’autunno del 2012.
Oggi, a Milano, la presentazione di “Divieto di sosta” si è trasformata in un vero e proprio happening, con ex atleti, dirigenti sportivi e giornalisti, in numero realmente fuori dall’ordinario, che si sono dati appuntamento per testimoniare la propria vicinanza ad Arese e l’appartenenza, anche solo ideale, all’atletica di quel tempo. E l’elenco dei presenti, dà il senso pieno della straordinarietà della giornata: in prima fila, oltre al presidente della FIDAL Alfio Giomi, i campioni olimpici Abdon Pamich, Maurizio Damilano, Livio Berruti, Lasse Viren, Pekka Vasala. Le medaglie di bronzo olimpiche Giuseppe Gentile e Fabrizio Donato, il primatista del mondo degli 800m Marcello Fiasconaro, il campione del mondo Francesco Panetta, i campioni europei Venanzio Ortis e Stefano Mei, e poi ancora Franco Sar, Sergio Ottolina, Ennio Preatoni, Renato Dionisi, oltre ad una rilevante presenza di mezzofondisti e fondisti azzurri, tra Gianfranco Baraldi, Laura Fogli, Giuseppe Gerbi, Gianni Del Buono, Carlo Grippo, Renzo Finelli, Pippo Cindolo e Marco Marchei. Con loro i tecnici Elio Locatelli, Lucio Gigliotti, Giorgio Rondelli, i dirigenti di ieri e oggi, Luciano Barra, Sandro Giovannelli, Adriano Rossi, Alberto Morini, Franco Angelotti, Sabrina Fraccaroli, Gianni Mauri, Fabio Martelli, ed il Segretario Generale del CONI, Roberto Fabbricini, a trasmettere il saluto del Presidente del Comitato Olimpico Nazionale, Giovani Malagò (letto un messaggio del presidente della IAAF, Sebastian Coe). In sala, anche miti di altri sport come Dino Meneghin e Novella Calligaris, e tantissimi giornalisti di ieri e di oggi, protagonisti di decenni di narrazione della “regina”.
In definitiva, una miscela esplosiva di talento ed esperienza, che ha prodotto quasi due ore (godibilissime, anche grazie alla conduzione di Nicola Roggero e Daniele Menarini) di racconto corale, nella descrizione di un tempo, quello dell’atletica “pioneristica” degli anni 60 e 70 del secolo scorso, probabilmente, e per infinite ragioni, non più ripetibile. “Guardo la sala – le parole di Arese – e provo una grande emozione. Mi rendo conto oggi di cosa sia stata la nostra esperienza di quegli anni, di quali legami abbia prodotto, e non posso che dire grazie”. Tra i momenti più sorprendenti, la consegna al protagonista del libro, da parte di Vasala, di un paio di scarpe chiodate d’epoca: “Nel 1972, Franco, già campione europeo, era seguito dall’Adidas, mentre io – racconta Vasala – non ancora oro olimpico, non avevo sponsorizzazioni. Prima di un meeting di Oslo, andò in un negozio per comprarle e consegnarmele, in modo che potessi usarle in gara. Fu un gesto di grande generosità, che non ho mai dimenticato: oggi, a distanza di 45 anni, voglio restituirgliele, come espressione della mia riconoscenza”. Storie incredibili, che sono la certificazione della unicità di quei tempi. Storie d’atletica, storie di una vita in “Divieto di sosta”.
ufficio stampa fidal
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