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“Quando saliamo su una montagna in allenamento ci fermiamo sempre qualche minuto sulla vetta”. È la dimensione spirituale della corsa in montagna, la filosofia mai banale dei gemelli Dematteis, Martin e Bernard. Ai due non manca la personalità né la chiacchiera, tanto che si lasciano volentieri intervistare in francese, lingua che padroneggiano bene, o in inglese, un po’ più impacciati. “Guardiamo il mondo sotto di noi, se c’è una chiesa o una croce sentiamo di dover dire una breve preghiera, se c’è il diario di vetta scriviamo due parole. E poi di nuovo giù, verso casa”. Bernard a Gap si è laureato campione europeo per il secondo anno di fila, Martin oggi lo ha accompagnato alla premiazione come bronzo continentale. Questi Campionati Europei segnano la loro prima volta insieme su un grande podio internazionale. Bernard, l’oro, continua a ripetere a chiunque, e in tutte le lingue, che è più contento per la medaglia del fratello che per la sua “Se la merita, per suo figlio Matteo appena nato, perché ha fatto mille sacrifici per allenarsi”. L’altro spiega: “Volevo stare a Torino per assistere la mia compagna e mio figlio nato dieci giorni fa. Per trovare un po’ di salita salivo la collina di Superga, su in cima fino alla Basilica. Un omaggio veloce al Grande Torino e poi giù, in ospedale”.
Due gemelli cuneesi sulla ribalta internazionale, come già i Damilano – in altri tempi, altri contesti – prima di loro. Lungo il percorso amici, parenti e genitori sono i più chiassosi. “Quelli che seguono una vittoria per me sono momenti preziosi perché sono gli unici in cui io e mio padre ci consentiamo un abbraccio. In fondo siamo due montanari”. Bernard, Martin, Miculà, tre fratelli dai nomi rigorosamente occitani e poi Margherita, la sorella minore. Tutti dediti agli sport di fatica e alle scalate, visto che Miculà è stato ciclista professionista (scalatore): “Oggi voleva venire in bici (160 chilometri con le Alpi da attraversare) da Rore, ma ha finito il turno tardi ieri notte. La medaglia la dedico anche a lui”. La palma di più emozionato spetta di sicuro a Martin che quasi non riesce a spiccicare parola dopo l’arrivo: “Oggi ha vinto l’emozione e la voglia di salire sul quel podio, di dedicare la medaglia a Veronica e Matteo. Se arrivi quarto non la puoi fare, la dedica. Quando spingevo per riprendere il terzo continuavo a pensare a mio figlio perchè mi desse la forza”.
Da lassù, dalla cima dell’oro e bronzo europei, la vista è privilegiata sull’appuntamento clou della stagione, i Campionati Mondiali di Casette di Massa. “Io con i mondiali ho un debito aperto” comincia Bernard che nella rasssegna iridata ha in archivio tre quarti posti e un quinto. “Io invece son stato più bravo, una medaglia l’ho vinta” interrompe Martin, terzo nell’edizione di Tirana 2011. “Ma come ci dice sempre il mio allenatore (Giulio Peiracchia ndr) vincere è difficile, ma rivincere ancora di più. E ci saranno gli africani, che l’anno scorso si sono presi dal primo al quarto posto”. Intanto la corsa in montagna italiana, una specie di grande famiglia che si sposta in Italia e nel mondo seguendo i campionati e i Grand Prix, si riunisce a festesteggiare questa vittoria che vale doppio. Per il brindisi, il vino è sempre lo stesso. Le tradizioni in questo mondo si rispettano.
Bernard Dematteis (Foto Fabio Menino)
ufficio stampa fidal
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