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Si apre nel ricordo del grande Franco Sar, venuto a mancare proprio ieri, la presentazione della nuova struttura tecnica federale presso la Sala Consolini della sede FIDAL a Roma. “Un ricordo doveroso e molto sentito di un gentiluomo vero come Franco Sar che ci ha appena lasciato. Una persona che ha attraversato tantissimi anni dell’atletica italiana, come straordinario atleta, come tecnico, come dirigente”. Le parole del presidente FIDAL Alfio Giomi che ha poi introdotto Antonio La Torre, il nuovo DT dell’atletica azzurra. “Antonio La Torre è il direttore tecnico di tutta l’atletica italiana, non solo delle squadre nazionali. Per tanti anni lo abbiamo rincorso, ora ha detto sì in un momento forse tra i più complessi e ne siamo orgogliosi. Credo che sia la migliore scelta in assoluto e una delle più condivise, perché rappresenta tutto ciò che serve in questo momento, in un ruolo di grande responsabilità. Lo ringrazio per aver messo a disposizione le sue competenze e il suo talento, per diventare il numero uno di un’atletica italiana che credo abbia costruito intorno a lui un’ottima struttura, la migliore possibile. Avevamo già deciso come Federazione di fare il punto dopo il biennio e abbiamo ritenuto che tutte le forze andassero utilizzate, cercando di essere inclusivi. Non facciamo scelte politiche, ma scelte tecniche. Personalmente ho anche l’occasione di ringraziare Stefano Baldini per lo straordinario lavoro che ha fatto in questi sei anni e per averci permesso di ripartire da una base assolutamente solida”.
SGUARDO ALTO – 61 anni, pugliese di nascita, ma trapiantato a Milano fin da quando aveva 9 anni, La Torre descrive senza mezzi termini il suo approccio al nuovo ruolo: “Ci metto la faccia. Non sono un rifondatore e nemmeno un riformatore dell’atletica italiana. Ho soltanto 20 mesi di lavoro da qui alle Olimpiadi. Faccio mie le parole che un grande campione e un grande uomo come Franco Sar ripeteva sempre: lo sguardo deve essere alto, oltre l’orizzonte. Perché è importante saper guardare lontano ed è questo lo spirito che dovrà animare questa squadra”.
“Il tema è occhi avanti verso Doha e verso Tokyo. Via il dito dal pulsante rewind: è ora di avanzare velocemente. Nel nostro team confidiamo di ritrovare presto un centravanti come Stefano Baldini, la porta per lui è sempre aperta. Dobbiamo viaggiare come le fibre veloci di Filippo Tortu. Siamo una squadra unica e dobbiamo lavorare perché lo straordinario lavoro fatto nel giovanile venga a maturazione”.
BERLINO-DOHA-TOKYO – “Berlino ci ha lasciato come eredità una discussione che spesso ci ha fatto tenere lo sguardo rivolto all’indietro. Da oggi, invece, noi abbiamo il tasto schiacciato su avanzamento veloce. Ora chiacchiere a zero, possibilmente con un’atletica italiana che tenti di correre in una sola direzione ad alta velocità. Il mondo non aspetta nessuno, l’abbiamo appena visto con i due eccezionali record nello stesso giorno di Kipchoge in maratona e Mayer nel decathlon. Bisogna decidere su che binario viaggiare, ma io vorrei che l’atletica italiana provasse ad andare, con chi ne ha le possibilità, in quella direzione, confidando che questo ispiri anche gli atleti che spingono da sotto. Per cercare di salire sempre più in alto. Mancano solo 20 mesi a Tokyo, quindi abbiamo poco tempo davanti, per affrontare questa sfida difficile, ma ci proviamo”.
TOP LEVEL – “Ho chiesto di poter avere una selezione top level nel gruppo AEC, una fascia ristretta con gli atleti che possono affrontare l’élite mondiale da protagonisti come Antonella Palmisano, Gianmarco Tamberi, Filippo Tortu e Fausto Desalu. Desalu agli Europei di Berlino è stato capace di un notevole progresso nei 200, nel momento più importante. Ora ha l’obbligo per se stesso di sognare ancora più in grande e puntare ad abbattere la barriera dei 20 secondi”.
TORTU – “Con Elio Locatelli – aggiunge il coach che ad Atene 2004 ha raggiunto il traguardo dell’oro olimpico della 20km di marcia con Ivano Brugnetti – che mi aiuterà a fornire un supporto scientifico applicato, siamo stati a Nizza da Jean-Benoit Morin, un ricercatore francese che si è occupato anche di Christophe Lemaitre, per studiare Filippo Tortu che già correva a 10,70 metri al secondo per capire su quali aspetti intervenire: sia per risolvere alcuni problemi nell’affrontare le curve, sia per perfezionare e migliorare ulteriormente le sue capacità tecniche di corsa che sono eccezionali. Sempre sotto l’attenta regia di papà Salvino, che ha avuto l’intelligenza e l’umiltà di capire che adesso la sfida diventa più grande”.
GRAZIE – Il professore universitario con dei trascorsi come disegnatore in una grande industria metalmeccanica, dove aveva svolto anche il ruolo di delegato sindacale, ringrazia chi lo ha accompagnato fin qui nel suo percorso: “Prima di iniziare questa sfida complessa devo dire grazie al neo rettore dell’Università statale di Milano Elio Franzini che mi ha permesso di mettermi al servizio dell’atletica italiana. Un pensiero ad Enrico Arcelli che è stato il mio maestro e a Roberto Vanzillotta che considero il mio mentore. Grazie a Roberto Pericoli che mi sarà a fianco in questa avventura e a mia moglie Barbara, decisiva nel farmi accettare questo incarico”.
ufficio stampa fidal
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