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Si è conclusa alle 11 di stamattina la quinta edizione della “24 ore del Delfino”, organizzata dal gruppo sportivo Runners Bergamo, con un risultato inaspettato: il podio maschile è stato a totale appannaggio di atleti bergamaschi: Mario Pirotta (CRAL Banca Popolare di Bergamo) bissa la vittoria dello scorso anno; al secondo posto Luca Sala (Runners Bergamo), autentica sorpresa di questa edizione; sul terzo gradino del podio Antonio Mazzeo (Runners Bergamo) un veterano di queste competizioni che “non delude mai”.
La “24 ore”, a cui hanno preso parte circa 80 concorrenti provenienti da tutta Italia, gara già difficile per natura è stata resa ancora più difficile dalle condizioni meteorologiche. Un vento insistente e fastidioso nelle ore serali di sabato, la temperatura rigida e qualche goccia di pioggia nella notte hanno frenato gli atleti, tanto che il risultato chilometrico raggiunto dai partecipanti (ben quattro atleti sopra i 200 km: eguagliato il record della gara) è stato una sorpresa non solo per gli stessi atleti, ma per i dirigenti IUTA e FIDAL presenti come osservatori alla gara.
Ma veniamo alla gara. La partenza della 24 ore viene data alle ore 10.00 e l’arrivo è previsto alle 11.00 del giorno successivo. L’introduzione dell’ora legale nella notte tra sabato e domenica fa si che questa sia una 24 ore che almeno sulla carta ne dura 25!
Le prime ore di gara vedono in testa quelli che sulla carta sono i favoriti per la vittoria finale:
Mario Pirotta (CRAL Banca Popolare di Bergamo), Lavarda Remo (Atletica Vicentina), Osvaldo Beltramino (Atletica Pinerolo 3 Valli) e Pablo Barnes (Atletica Varazze Savona), l’andatura imposta è molto veloce (alla quinta ora i battistrada hanno già percorso più di 60 chilometri).
Gli atleti di casa, Antonio Mazzeo e Luca Sala (Runners Bergamo) hanno già qualche giro di distacco dai primi. La partenza prudente è una scelta ben precisa: Luca non vuole ripetere l’errore dello scorso anno, quando una partenza veloce lo penalizzò nella fase finale, mentre la condotta di gara di Antonio (partire piano per arrivare veloce) è una sua caratteristica.
Al quinto giro si iniziano a definire meglio le posizioni di testa: al comando il duo Pirotta/Lavarda, seguiti da Beltramino e Barnes, anche se il distacco è minino (meno di un giro).
Alla settima ora il primo colpo di scena: Beltramino, vittima di dolori intestinali, si ritira, mentre Mario rompe gli indugi e si porta con decisione al comando (il secondo ha ormai un distacco di più di quattro giri). Il giro successivo vede l’abbandono di Lavarda, anche lui con qualche problema muscolare.
Mario Pirotta a causa il freddo accusa qualche problema di stomaco ed il suo distacco dal secondo, Pablo Barnes, inizia a scemare; a metà gara è ormai di soli due giri.
Alla quindicesima ora sembra che l’inseguimento di Pablo possa dare i sui frutti: i due atleti sono classificati con lo stesso numero di giri (155) ed il vantaggio è ormai di poche centinaia di metri; in alcuni tratti del percorso il secondo vede il primo e questo è un indubbio vantaggio.
Pirotta capisce che se fosse raggiunto la sua gara potrebbe essere compromessa e quindi, non ostante i problemi fisici continuino (è costretto ad alcune soste per “liberarsi lo stomaco”), riesce a mantenere qualche centinaio di metri di vantaggio.
La scelta tecnico/tattica di Mario è vincente. Barnes paga lo sforzo ed inizia a rallentare l’andatura;vede il suo secondo posto al sicuro ha più di 10 chilometri di vantaggio sul terzo, Luca Sala, che con una condotta di gara regolare ha saputo scalare posizioni su posizioni, alle sue spalle Antonio Mazzeo con due giri di svantaggio.
La gara da questo momento alla fine cambia completamente fisionomia: Luca ci crede, vede la possibilità non solo di raggiungere e superare la fatidica soglia dei 200 chilometri, ma anche di cogliere un risultato di prestigio ed aumenta l’andatura.
L’ultima frazione di gara è una continua rimonta del duo dei Runners Bergamo su Barnes che accusa per circa un’ora un “buio totale”: forse risente dello sforzo di qualche ora prima.
Le ore finali vedono un “risorto” Mario Pirotta, che superati i problemi fisici, corre, incitato dal pubblico verso la sua migliore prestazione personale; alla fine saranno 232,360 i chilometri percorsi.
Alle sue spalle Luca Sala (218,654 km), Antonio Mazzeo (213,360) e Pablo Barnes che ha voluto onorare fino in fondo la manifestazione (209,886 km), che lo relega alla “medaglia di legno”. Va ricordato che lo scorso anno con più di 207 chilometri Barnes si era classificato secondo e questo la dice lunga sul livello tecnico della manifestazione.
La gara femminile vede subito al comando Nunzia Patruno (Atletica Aufidus) ed alle sue spalle Virginia Oliveri (Atletica Varazze Savona) e Stefania Tonnini (GS Tommy Sport).
Questa fisionomia della gara non varia per le prime ore; i distacchi delle concorrenti sono contenuti nel limite di un giro, il che vuol dire meno di un chilometro.
Il primo quarto di gara, la classifica vede al comando Virginia, seguita a breve distanza da Nunzia (1 giro); al terzo posto Stefania con un distacco abbastanza consistente (5 giri).
Tra la nona e la decima ora Nunzia Patruno allunga in modo deciso e prende il comando; al termine della decima ora il distacco sulla seconda (la Oliveri) è di due giri. Posizione esattamente invertita dopo due ore: Virginia prima, Nunzia seconda. Sempre terza Stefania.
Da qui fino alla fine però la Tonnini (181,921 km) inizia una rimonta che le farà superare prima Patruno (19a ora), costretta al ritiro, e l’ora successiva la Oliveri (174,799 km).
Al terzo posto sale Carmela di Domenico (Sportig Club Sant’Antimo), che solo nell’ultima ora sarà superata da Satta Marinella (165,123 km)
Da elogiare tutti i partecipanti a questa gara che è una delle più difficili, sia per l’impegno fisico sia per l’impegno “tattico”; infatti molte volte una condotta di gara accorta può far ottenere risultati inaspettati.
Autore: Fausto Dellapiana – Addetto stampa ASD Runners Bergamo
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